MAI +++ _ 25 NOVEMBRE ORE 18:30
Un viaggio spaziale e temporale attraverso una delle tecniche artistiche più antiche di sempre, quella dell’incisione.
VIOLENZA CONTRO LE DONNE: A ROMA UN CASO OGNI DUE GIORNI. A SPAZIOCIMA UN INCONTRO “MAI +++” PER SENSIBILIZZARE CON LA SCIENZA E CON L’ARTE
Dal 23 al 25 novembre le opere di Laura Stor invadono lo Spazio Cima in via Ombrone 9, a Roma. Più di venti opere per riscoprire soggetti e colori giapponesi, misteriosi labirinti e la personale reinterpretazione della Genesi.
“MAI +++“: un incontro speciale, venerdì 25 novembre alle ore 18:30, in occasione della Giornata nazionale contro la violenza delle donne, fortemente voluto da Roberta Cima, con il patrocinio del Comune di Roma, ed organizzato presso SpazioCima, in via Ombrone 9, a Roma. Le responsabili dall’Associazione Differenza Donna e di Ad Spem, Associazione Donatori Sangue Problemi Ematologici, si incontrano per raccontare la violenza femminile. Ad arricchire l’appuntamento anche una performance speciale, quella di Silvia Mattioli, Eda Özbakay ed Index, per far rivivere l’inquietudine di chi ha sperimentato l’orrore. Tra le opere esposte, anche quella dell’artista Giusy Lauriola con la sua opera dedicata all’evento, “Via da quelle sponde”, 100×60 cm, in tecnica mista su tela e plexiglass.
CHI SONO LE VITTIME – A Roma sono due gli sportelli “rosa”, gestiti dall’Associazione Differenza Donna: 150 i casi denunciati ogni anno nella Capitale, quasi un caso ogni due giorni. Le donne che accedono al Pronto Soccorso dichiarano principalmente di essere vittima di violenza domestica e di stupro. Sono spesso accompagnate dai loro figli, anche loro altrettanto vittime. La denuncia non avviene mai al primo episodio, ma dopo reiterati casi di violenza, fisica e psicologica. A prevalere, tra quelli raccontati, soprattutto i casi di violenza domestica da parte del coniuge o dell’ex coniuge, con bambini generalmente vittime di violenza assistita. Molti anche i casi di violenze sessuali e di stalking. Una violenza che non conosce fasce più interessate rispetto ad altre, ma che colpisce trasversalmente. “La violenza non ha età, né fascia economica, né cultura”, spiegano i responsabili del progetto.
LE PAURE E L’INTERVENTO – “Le donne hanno paura di denunciare questi episodi perché non sanno cosa si possono aspettare e cosa la società offre loro – spiega Micaela Cacciapuoti, referente del Codice Rosa presso il Policlinico Umberto I – Le donne si rivolgono in prima battuta proprio nelle strutture di Pronto Soccorso, solo successivamente raggiungono Commissariati e Stazioni di Carabinieri. Grazie all’intervento mirato degli specialisti le protagoniste di questi episodi possono capire come agire e come reagire. Alla base della loro paura c’è la consapevolezza errata di essere responsabili della violenza, e si sentono spesso anche in colpa. L’obiettivo è scardinare questo pensiero. Perché non è la donna responsabile, ma l’uomo che sceglie di essere violento, per un fatto prevalentemente culturale”.
LA PERFORMANCE – “Non casca mica il mondo” è una riflessione sulla violenza, in particolare su quella subita dalle donne. L’artista spinge lo spettatore in un terreno poco rassicurante, dove non ci sono punti di riferimento per cosi dire “ufficiali”. Lo spettatore dovrà sentirsi disarmato e nello stesso tempo libero per affrontare il racconto della violenza, non rimuoverla ma metaforicamente subirla. Solo così, nello scuotimento emotivo e sensoriale, può esserci liberazione. “Non casca mica il mondo” è proprio quel quotidiano a cui siamo abituati, ormai quasi narcotizzati, sminuendo la violenza fino a negarla o addirittura a restarne indifferenti . Le vittime e i carnefici necessitano di una narrazione affinché escano entrambi allo scoperto. E’ nel torbido, nell’oscuro disagio che la negazione trova il nascondiglio per germinare l’indifferenza. La catarsi è nella confessione, nel racconto stesso della violenza. Con la collaborazione degli Index, direttamente da Londra, con la musica e il video “Crash Course”.
LE ARTISTE –
Giusy Lauriola vive e lavora a Roma. Nel corso del suo percorso artistico ha indagato questioni pubbliche, come la guerra in Iraq, esplorando temi quali l’indifferenza al dolore degli altri. Con questo progetto, Cambialamore, è stata invitata come ospite d’onore al festival internazionale di Lodz in Polonia. Successivamente la presa di coscienza del reale viene rielaborata in una dimensione altra, a volte onirica e soprattutto extra-ordinaria. I suoi lavori esprimono sì la reazione in positivo agli orrori del reale ma anche la particolare prospettiva di un’utopia giudicata possibile: la bellezza, l’arte, la poesia possono ri-costruire la realtà e liberarci da tanti orrori interiori ed esteriori. Il lavoro successivo è la ricerca del divino nel quotidiano: la lotta tra Illuminazione e Oscurità, D.I.O. Questo lavoro è stato esposto a Roma, a Montecarlo e a Capalbio e il suo video selezionato per Premio Celeste. Al ritorno da un viaggio in Burkina Faso nasce una visione frammentaria, simile a un flash, che sintetizza souvenir di viaggio, momenti del presente e ricordi imprevisti. Il suo sguardo, nel frattempo, è profondamente cambiato. E’ attratto dall’essenziale.
La tecnica pittorica è arricchita da colate di resina e i nuovi lavori raccontano ciò che l’artista vede, ascolta camminando per la città. Con queste opere è stata invitata in Siria con una mostra personale a Damasco e a partecipare a un simposio internazionale d’arte. Nei lavori successivi la nuova percezione è sospesa, contemplata e colorata. Si scorgono ali, misteriosamente appoggiate sui viandanti, quali simboli delle nostre timide e colorate aspirazioni. Con questo progetto ha esposto in Grecia. L’artista crea in queste opere due strati, la tela e il plexiglass, per immaginare un quadro profondo che simuli il movimento e superi la bidimensionalità. Nel progetto successivo avviene come un reset del programma, una tabula rasa, per osservare con occhi nuovi, quelle donne che prima, anche se dotate di ali, non volavano, quella terra che vista dall’alto diventa il mondo.
Silvia Mattioli, artista visiva, videomaker, regista, autrice teatrale. Si dedica all’esplorazione del Video e della mise en space teatrali performative . Ha lavorato per molto tempo per le televisioni nazionali, La7, Rai, Mediaset. Tra le altre cose è stata assistente del cineasta portoghese Joao César Monteiro nel suo periodo a Lisbona. In teatro progetta e realizza video-Installazioni per numerosi spettacoli e collabora con l’artista romano Renato Mambor nella realizzazione di quadri scenici, mise en space e installazioni visive.
Eda Özbakay è una attrice performer turco-tedesca. Danzatrice e musicista, linguista, è esperta di letteratura inglese, turca e spagnola. Appassionata della cultura italiana, vive da 15 anni a Roma, lavorando anche come traduttrice per diverse case editrici.
Gli Index sono Greg Hooper e Matthew Hughes. Nel loro progetto multimediale utilizzano una varietà di mezzi nel tentativo di esplorare, insieme allo spettatore, aspetti complessi e spesso inconfessabili della condizione umana. Debuttano per la prima volta in un progetto italiano, collaborando nella performance dell’artista romana Silvia Mattioli (Silviu-Ska), con la musica e il video “Crash Course”.