FM Centro per l’arte contemporanea, Milano – fino al 26 maggio 2019. Una mostra sui rapporti tra arti visive e movimento femminista in Italia restituisce con esaustiva e generosa documentazione un recente passato. Partendo dal 1978, anno segnato da tappe fondamentali per la storia dell’arte di genere.
Come dimostra con puntuale perizia documentaria la mostra Il Soggetto Imprevisto. 1978 Arte e Femminismo in Italia, la battaglia per l’emancipazione della donna si consuma, artisticamente parlando, tra due sponde tematiche, il linguaggio e il corpo, la poesia visiva e la Body art. L’esposizione, curata da Marco Scotini e Raffaella Perna, oltre infatti a riunire le protagoniste di quella storia dell’arte, circa cento artiste italiane e internazionali, risolutamente operose in quegli anni in Italia, entra nel vivo di una rivoluzione che cercò la liberazione innanzitutto nella parola, prima che nell’immagine.
Lavorando per scardinare un ordine del discorso tutto regolato al maschile e per ristabilirne uno nuovo partendo dai fondamenti della comunicazione, le artiste segnano, al fianco di studiose di raffinato acume speculativo, quel percorso rivoluzionario irrevocabile per le sorti del nostro tempo.
Non è un caso che a fare gli onori di casa sia Carla Lonzi (dai suoi scritti è tratto il titolo della mostra), il cui lavoro teorico risulta fondante di un pensiero e di una prassi politica innovatrice, come si chiarisce nel felice sodalizio con Carla Accardi ed Elvira Banotti. Presto confluito nel Manifesto di Rivolta Femminile, scritto nel 1970, impostosi da subito per la puntuale messa a fuoco di un orgoglio della differenza con cui fronteggiare ataviche complementarietà e rivendicare una sessualità autonoma e non più subalterna al possesso maschile.
LE ARTISTE
Il termine ante quem assunto per raccontare questa straordinaria stagione è il 1978, anno in cui alla Biennale di Venezia si presenta la Materializzazione del linguaggio, una mostra, a cura di Mirella Bentivoglio, che raccoglie circa ottanta artiste, molte delle quali riproposte anche in questa esposizione. Un gineceo militante che denuncia le più scottanti rgenze politiche legate alla condizione di assoluta sottomissione della donna, un soggetto imprevisto, come ricorda il titolo, che rivendica un ruolo, una presenza nella storia, sperimentando provocatorie associazioni tra parole e immagini e tra corpo e gesto: con affondi ragionati nell’universo della comunicazione, nei collage di Lucia Marcucci, già intrisi di fremiti pop; con rimandi ad ancestrali pratiche di genere nei libri cuciti di Maria Lai; con provocanti e disincantate riflessioni sulla maternità nelle performance di Carolee Schneemann; con le anatomie molli e vivacissime di Clemen Parrocchetti o, ancora, con le scritture che siglano il distillato di spietate autoanalisi per Irma Blank.
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