Un secolo fa nacque l’istituto di istruzione artistica che restò aperto solo 14 anni, ma lasciò un grande segno in quello che ci circonda
Lo Staatlitches Bauhaus è stato un istituto di istruzione artistica: nacque nel 1919 a Weimar, in Germania, sull’onda dell’ottimismo successivo alla repubblica nata dopo la Prima guerra mondiale, e chiuse nel 1933, quando arrivò al potere Adolf Hitler. Il Bauhaus come istituto restò quindi aperto solo per 14 anni, nei quali tra l’altro cambiò tre direttori e tre sedi. Dopo Weimar si trasferì a Dessau, dove oggi c’è l’edificio Bauhaus più famoso al mondo, e infine, prima di chiudere, si spostò per qualche tempo a Berlino. Nonostante la sua breve e difficile vita, il Bauhaus (o la Bauhaus, intesa come la scuola) ha lasciato un notevolissimo segno nell’arte e nella cultura mondiale. Rowan Moore, l’esperto di architettura del Guardian, ha scritto:
È stata la più nota e influente scuola di design mai esistita. Ha definito un’epoca. È diventato un eminente emblema dell’architettura e del design dell’epoca moderna. Il suo stesso nome è diventato aggettivo e sostantivo: stile Bauhaus, look Bauhaus.
Il Bauhaus nacque il primo aprile 1919, quando l’architetto Walter Gropius ne parlò nel manifesto di una “mostra di architetti sconosciuti”. Gropius scrisse: «Tutti noi architetti, scultori, pittori dobbiamo rivolgerci al mestiere. L’arte non è una professione. Non c’è alcuna differenza essenziale tra l’artista e l’artigiano, l’artista è una elevazione dell’artigiano». Pochi giorni dopo Gropius fu nominato direttore dell’istituto superiore di direzione artistica di Weimar, che scelse di chiamare Bauhaus. L’idea di base era formare una nuova classe di artigiani-artisti, unendo la ricerca della forma estetica alla funzionalità pratica, sfruttando anche industria e tecnologia. Per farlo Gropius si proponeva di proporre un corso di studi in cui il concetto di «interdisciplinarietà» saltava spesso fuori. L’obiettivo ultimo era realizzare oggetti di ogni tipo, sfruttando discipline di ogni tipo per arrivare a costruire «l’edificio del futuro».