In mostra nel Castello di Rivoli un selezionato nucleo di dipinti di De Chirico, realizzati tra il 1926 e il 1927: uno spaccato dell’attitudine alla trasformazione dell’autore, che da immagini enigmatiche come sogni, ombre e colori, muove verso un’indagine sul tempo, l’eternità, l’immobilità e la fragilità della coscienza. Dagli anni ’20 l’artista abbraccia la via della metamorfosi del mondo antico, riscoprendo la mitologia classica, uscendo dalla stessa ed innovando il genere.
I miti dell’antichità si intrecciano con le memorie personali. De Chirico, che soggiornò a Torino nel 1911, scrisse su di essa che “la città sembra sia stata costruita per le dissertazioni filosofiche”. Atmosfere malinconiche e misteriose, quella della Torino passata, che riportano alla mente la pazzia di Nietzsche, che De Chirico imparò ad amare durante i suoi studi all’Accademia delle Belle Arti di Monaco. Ed è proprio in omaggio alla circolarità del tempo che al Castello di Rivoli i quadri della Collezione Cerruti incontrano le opere di Giulio Paolini, Alighiero Boetti, Michelangelo Pistoletto, Maurizio Cattelan.
L’allestimento ricalca lo spirito eclettico e visionario di Cerruti che, partendo da un disegno di Kankinskij, mise insieme una collezione capace di spaziare dai fondi ori medievali all’arte contemporanea. Aspettando il 2019, quando Villa Cerruti sarà interamente visitabile, all’interno del nuovo polo museale incentrato sul Museo di Arte Contemporanea del Castello di Rivoli, De Chirico fa da padrone di casa.
FONTE:
http://www.arte.it/notizie/torino/al-castello-di-rivoli-de-chirico-allo-specchio-14211