Da dove parte la storia del secondo e più famoso film di Quentin Tarantino, che fu proiettato per la prima volta 25 anni fa a Cannes
Nel 1992 due intervistatori francesi chiesero a Quentin Tarantino – che aveva meno di trent’anni e a Cannes stava presentando Le iene, il suo primo film – se avesse già progetti per il futuro. Lui rispose di sì, che stava già scrivendo la sceneggiatura del suo secondo film, Pulp Fiction. Gli intervistatori capirono male – Pope (Papa) al posto di Pulp – e gli chiesero stupiti se stesse scrivendo un film religioso. Tarantino spiegò di no, e che si trattava di un film antologico su alcuni criminali. Spiegò che le storie erano tre, che erano ispirate ai capisaldi del genere crime, che alcuni personaggi comparivano in tutte le storie e che quindi «un tizio che è la star della prima storia può morire in due secondi nella terza». Tarantino spiegò di aver scritto una storia su tre e aggiunse: «È una di quelle storie di cui non so se riuscirò a scriverla finché non avrò scritto l’ultima pagina».
Gli intervistatori non si interessarono ulteriormente a quel progetto e gli chiesero solo se stesse scrivendo la sceneggiatura in Europa. Lui spiegò che sì, la stava scrivendo ad Amsterdam, dove era andato a vivere per un paio di mesi, e che non sapeva ancora quando l’avrebbe girata. Lo girò a fine 1993, più di un anno dopo quell’intervista e due anni dopo, il 21 maggio 1994, tornò a Cannes per presentarlo.
A Tarantino l’idea per Pulp Fiction era venuta a fine anni Ottanta, ancora prima di scrivere e dirigere Le iene. Quando ancora lavorava come commesso di Video Archives, un video-noleggio della periferia di Los Angeles. Insieme a lui in quel negozio lavorava il collega e amico Roger Avary. Tarantino e Avary passavano il loro tempo parlando di film e avevano deciso di mettersi anche a scriverli. «Non fu una grande differenza», ha raccontato Avary: «Dovevamo solo scrivere quello che tanto già ci dicevamo».
Entrambi provarono a mandare proposte e sceneggiature: all’iniziò andò male a entrambi, poi Tarantino prese il giro giusto e riuscì a farsi notare con un paio di sceneggiature e a ottenere quel che gli serviva per scrivere e dirigere il suo film: Le iene. Tarantino aveva in mente già allora un film “antologico”, ma, anche per questioni di budget, preferì in quel caso raccontare una sola storia, quella di una rapina, e tenere da parte le altre. Pare tra l’altro che la storia della rapina di Le iene Tarantino la prese tra quelle che aveva messo da parte per quel suo film “antologico”. Fatto sta che Le iene uscì, andò bene, Tarantino si fece notare e decise quindi di trasferirsi ad Amsterdam perché, come spiegò nell’intervista ai due francesi, non era mai stato fuori dagli Stati Uniti e gli sembrava un bel posto per cominciare.