Non solo rapper e calciatori. Viaggio nella nobile e ricchissima storia dei tatuaggi. Appuntamento al Museo d’Arte Orientale di Torino, fino al 3 marzo
Il marchio di Caino, si diceva. Il timbro indelebile dell’infamia e della sconfitta, dal giglio di Francia impresso a fuoco (variante branding) sulla spalla dei delinquenti, ai numeri scribacchiati sulle braccia dei deportati nei lager nazisti, alle mitologie intarsiate sui corpaccioni degli yakuza giapponesi e via discorrendo – a chi interessa approfondire si consiglia “Russian Criminal Tattoos” (Artbook) . C’è poi il versante “clean” e allora ecco monarchi: Romanov, Savoia … e politici – come i tre di Yalta: Churchill, Roosevelt e Stalin erano tutti graffiti. Ora, alla faccia della sconfitta, c’è l’epidemia tra milionari rapper sportivi e cuochi da tivvù; vabbè, diciamo débacle del gusto?