Cinque domande all’illustratore, pittore e scenografo romano, in questi giorni in mostra a Roma, presso la Galleria SpazioCima. In “work in progress”, ci racconta, un progetto sulla Mitologia con la Barbagianni Editore, una graphic novel con la Tunué e un progetto per il mercato francese della Bande Dessinée.
Un progetto sulla Mitologia con la Barbagianni Editore, una graphic novel con la Tunué e un progetto per il mercato francese della Bande Dessinée: sono questi i nuovi progetti dello straordinario illustratore, pittore e scenografo romano Mauro De Luca.
La sua arte, come ci racconta, muove i primi passi quando aveva appena 13 anni. Poi la sua formazione presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, nel corso di pittura. Da lì un incredibile curriculum che spazia tra giornali, riviste, agenzie, case editrici e di produzione. Tra i suoi clienti spiccano De Agostini, Panini, Mondadori, La Repubblica, Max Italia, Titanus e Cineteam.
Ma Mauro, anche docente della Scuola Romana dei Fumetti, ha esposto dipinti e sculture in varie mostre collettive e personali, lavorando principalmente per il mercato francese dei fumetti. In questi giorni sarà in mostra, sino a martedì 2 marzo: “Lievemente grave” sarà visitabile presso Galleria SpazioCima, sita in via Ombrone 9, Roma, ed espone circa quindici le opere in esposizione, prevalentemente acrilici su tela, di vari formati.
Cinque domande a Mauro De Luca, straordinario illustratore, pittore e scenografo romano
Cosa è l’arte per te?
E’ un domandone. E’ forse una forma di comunicazione che ha come come canale principale il sentimento coadiuvato dalla mente e dalla tecnica. Condivido pienamente la seguente definizione : “Se lavori con le mani sei un manovale, se lavori con la mente e con le mani sei un artigiano, se lavori con il cuore con la mente e con le mani sei un artista”. La definizione non è di un artista, ma di un mistico: Francesco d’Assisi. Gli artisti autentici e i mistici cercano qualcosa di simile, un’unione profonda con la verità e la bellezza.
Quando, a quale età e come, hai iniziato a esprimerti con l’arte?
In tempi precoci, ho sempre avuto facilità nel disegno da bambino. Poi, verso i 13 anni, è diventato il mio demone, la mia ossessione. E non ho avuto dubbi che quella fosse la mia strada.
Nei tuoi soggetti umani qual è la parte del corpo su cui presti più attenzione e perché? Quale invece il punto da cui inizi a lavorare su tela?
Sempre stato affascinato da tutte le forme naturali, in primis l’anatomia umana che ho studiato con entusiasmo per tentare di afferrare il mistero della bellezza del corpo umano, la cui parte più espressiva, ricca ed evoluta è senza dubbio il volto. Da una piccola variazione riusciamo a capire l’umore di una persona che conosciamo. Abbiamo questa connotazione: destra e sinistra sono simmetriche, alto e basso no. Il punto da cui inizio non è mai lo stesso, ma relativo al soggetto e al focus, l’obiettivo che mi propongo.
Chi sono i tuoi maestri dell’arte e quali, invece, per le illustrazioni e fumetti?
Sono troppi da elencare senza fare torto a nessuno, alcune opere hanno lasciato un segno emotivo. Nel solco della straordinaria tradizione rinascimentale, paragonabile alla tradizione musicale e del bel canto nostrano, c’è una morbidezza, un’atmosfera mediterranea, un esempio che ne condensa molti: l’opera di Caravaggio “Riposo della fuga in Egitto”, crepuscolo su un mondo antico e affaccio sulla modernità, così come il l’angelo rappresentato, ponte tra l’umano e il divino.
Qualcosa di struggente e tragico nei paesaggi di K.David Friedrich, quanto lieve in quelli meridionali di Giacinto Gigante, l’ironia e il guizzo dell’intelligenza di Magritte, Claes Oldenburg, artista della pop art, con le sue sculture morbide. Ai tempi del liceo ho visto disegnare Paolo Eleuteri Serpieri, maestro del fumetto italiano, ne rimasi affascinato e mi esercitai sulle sue tavole. altri autori illustratori che ho ammirato: J.C. Leyendecker, N. Rockwell e N.C. Wyeth.
Quale sentimento prevale in te quando dipingi e quale vorresti prevalesse in chi guarda le tue opere?
Indubbiamente l’ intuizione, chiamiamola come gli antichi ispirazione o visione unitaria che dà il via all’azione artistica, sono sempre curioso di osservare in chi guarda”l’impatto emotivo”, sintesi del “cosa” e del “come”, un’esperienza non mediata dal ragionamento o dalla parola che lo supporta.
Mauro De Luca: “A 13 anni il disegno è diventata la mia ossessione”
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